freccia arancio

 

 "Perché gli uomini creano opere d’arte?

Per averle a disposizione quando la natura spegne loro la luce"

 

Elogio dell'Arte

Un'interpretazione della vita

 

Negli anni ’80 e ‘90 del secolo scorso, prima come membro delle commissioni di Maturità, quindi per graditi soggiorni estivi,  ho avuto la fortuna di visitare le tante bellissime località del Salento: Martano, Calimera, Soleto, Fasano, Galatina, Otranto, Gallipoli e Lecce, naturalmente, scoprendo qualcosa che solo in questi luoghi si trova: le cripte scavate nel tenero tufo leccese e decorate dai monaci basiliani.
Non visitai accuratamente solo la cattedrale di Otranto e quella selva di colonne della cripta, e al piano terreno  l’immenso, unico al mondo, mosaico musicale con l’Eden, Inferno, Paradiso, Albero della Vita, Noè e il diluvio Universale, Torre di Babele, Alessandro Re, il ciclo dei mesi e lo zodiaco. Sempre ad Otranto la chiesetta bizantina di San Pietro con affreschi, basiliani, del IX secolo.

Ma non è finita.
Un amico leccese, storico dell’arte, mi svelò quello che per me era un segreto: le cripte di cui dicevo a Carpignano, Casarano, Castrignano dei Greci, Cutrofiano, Fasano (solo a Fasano ve ne sono cinque). Dopo averle a lungo visitate e ammirate, e gustato quello strano sapore salino che le caratterizza,  mi posi una domanda, seguendo la quale, nel tempo, scrissi articoli e monografie dedicate alle pitture frescali dei secoli Basiliani, al sud, Benedettini al Nord Italia ed Europa (ma i monaci basiliani lavorarono anche in Spagna).

Ecco il problema che desidero porre ai lettori di questi Quaderni.
Per capire l’arte occorre superare la pur necessaria Storia dell’Arte  - invenzione tardo illuminista - per respirare a pieni polmoni le aure, i venti, le tempeste e le bufere, le primavere, le estati, gli autunni, gli inverni; le adolescenze e le maturità; le fanciullezze e le vecchiaie; gli amori e gli odi; le avventure e le passioni; le stanchezze e gli ardori; gli accadimenti e i fatti che la motivano e le danno sostanza; perché l’Arte siamo noi, la nostra libertà, la nostra quintessenza, desiderosa di uscire dal buio della materia grigia dei gangli della nostra scatola cranica, per divenire parola, la più distintamente pronunciata,  per essere la più distintamente compresa e ridetta. Perché l’Arte è interpretazione della vita: atto di fede di una religione universale, antica quanto l’Uomo – anzi, la Donna: Lucy -  comparso cosciente sulla Terra

L’origine dell’arte è la nostra origine: parole - l’Iliade: è storia, memoria, mito? Troia esistette e subì tredici distruzioni - suoni, danze, riti e il lancio della tentazione dell’assurdo: vedere e far credere di vedere l’invisibile per renderlo visibile. In forme plastiche ed immagini. È l’emozione della vita, dell’esserci qui ed ora, venendo dal mistero, viaggiando nel mistero, proiettati nel mistero.

Mitologia e Teologia sono Filo – Sofia (amore del sapere, desiderio di sapere, di capire) che si pareggiano nell’umanità dell’esserci nel momento presente. Sono il desiderio pressante di sfiorare l’eternità – per coloro che credono nel Cristo risorto la raggiungono con la Fede – di rappresentare l’eternità.

Cosa rapivano al tempo  qui ed ora, i grandi artisti di sempre? Mio caro lettore di questo Quaderno, mi daresti una tua risposta?

L’attendo con impazienza, perché io ancora una non l’ho trovata, per lo stesso motivo per cui l’amico Carlo Rovelli, così scrive nel suo ultimo libro Helgoland: «La ricerca della conoscenza non si nutre di certezze: si nutre di una radicale assenza di certezze. Grazie all’acuta consapevolezza della nostra ignoranza, siamo aperti al dubbio e possiamo imparare sempre meglio. Questa è sempre stata la forza del pensiero scientifico, pensiero della curiosità, della rivolta, del cambiamento. Non c’è un cardine, un punto fisso finale, filosofico o metodologico, a cui ancorare l’avventura del conoscere».

 

Francesco Butturini

(Medievalista)

 

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