freccia arancio

 

"Ogni cosa porta per sempre in sé l’impronta di ciò che è stato prima"

 

La città futura

Libertà di immaginare il futuro

   

Ancora storditi e affatto liberi da un nemico subdolo e invisibile, facciamo già fatica a ricordare le privazioni e la condizione di assoluta impotenza nella quale siamo caduti appena un anno fa durante i mesi del lockdown. Da un giorno all’altro la fragilità umana è stata messa a nudo; ci siamo ritrovati soli e inermi contro un nemico a cui abbiamo dato un volto e una storia attraverso il racconto martellante dei telegiornali e dei programmi televisivi a base di virologi, giornalisti, opinionisti, negazionisti. Da un giorno all’altro la pandemia ha modificato la nostra vita, ha reso non più scontate le nostre abitudini, ci ha fatto riflettere sul peso dei nostri diritti e su quello, altrettanto necessario, dei nostri doveri. All’inizio abbiamo vissuto l’isolamento come prescelti per un grande esperimento sociale; la chiusura all’interno del recinto domestico è stata vissuta con leggerezza, certi di una immediata risoluzione del problema.
Preoccupati ma poco consapevoli, abbiamo addirittura accettato l’obbligo di confinamento come opportunità per riappropriarci del nostro tempo, delle nostre relazioni sentimentali, dei nostri spazi. Ma il nemico non è andato via.

Abbiamo continuato a ri-conoscere i nostri pensieri, le nostre attitudini; abbiamo imparato a lavorare e a studiare a distanza; abbiamo ri-preso a coltivare i nostri hobby, le nostre relazioni; abbiamo ri-trovato amici e parenti attraverso uno schermo, festeggiato compleanni e organizzato cene virtuali; abbiamo ri-trovato la memoria dei nostri progetti. Man mano che il tempo trascorreva però, i nostri spazi sono diventati sempre più stretti, scomodi, limitati, soffocanti. Il recinto domestico, da luogo sicuro è diventato sempre più una gabbia, dorata per alcuni, per molti altri solo una gabbia.

In questo assurdo destino che ha coinvolto l’intera umanità, la scuola ha reagito. Con estrema fatica ma senza soluzione di continuità, l’intero sistema scolastico ha immediatamente messo in campo tutte le forze e le soluzioni possibili per non spezzare il filo sottile tra i ragazzi e il mondo reale, tra i ragazzi e la possibilità di continuare a progettare il loro futuro, anche attraverso la consapevolezza delle loro fragilità.

La crisi, come acceleratore di fenomeni in atto, è sempre strumento di mutazioni e queste quasi mai sono indolori.

Durante la pandemia, la didattica si è svolta a distanza, in uno spazio virtuale: un’aula fatta di pezzi di spazi domestici, visibili, ma non sempre (sic!), attraverso lo schermo del pc. In quella nuova condizione, difficile da vivere e da gestire, il dialogo educativo ha dovuto affrontare molte sfide. Le fragilità dei ragazzi sono venute a galla in maniera inaspettata all’inizio, esponenziale, a volte drammatica poi. Ma la crisi ha anche agevolato riflessioni più profonde e l’arte, come sempre, raccoglie e amplifica i sentimenti dell’uomo tramite le sue varie espressioni.

In questo breve articolo, si riporta l’esperienza didattica svolta in piena pandemia in particolare da due alunne del Liceo artistico Carlo Levi di Matera, guidate dalla professoressa Marta Salonna. In un intenso viaggio interiore, hanno potuto riflettere sul tema della negazione della libertà come conseguenza della emergenza sanitaria e della crisi che tale condizione ha generato nell’essere umano.
Pensando al confinamento forzato, dove la finestra è stata l’unico squarcio nel “recinto” domestico attraverso il quale guadagnare un affaccio sul mondo esterno, è stato chiesto agli alunni di proporre una rielaborazione dell’opera La condizione umana II, di René Magritte. L’opera, realizzata dall’autore surrealista nel 1935, rappresenta l’ambiguità di una condizione instabile fra realtà e fantasia, come spesso avviene per la percezione umana, continuamente sollecitata dagli eventi e in bilico tra sogno e realtà.

 

 Prof.ssa Maria Onorina Panza,
Prof.ssa Marta Salonna

                                                                                                                 

Rene Magritte LA CONDIZIONE UMANA II

Renè Magritte - La Condizione umana - 1935

 

" La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare."

La citazione è di Piero Calamandrei, componente della Commissione per la Costituzione , composta da 75 membri scelti fra i componenti dell'Assemblea Costituente, che fu incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione Repubblicana Italiana (27 dicembre 1947).

 

Liberta negata Vittoria Disabato

 Vittoria Disabato (classe 2C, a.s. 2019-2020, indirizzo Arti Figurative)  - Libertà negata -

 

Durante la pandemia, chiusi in casa, nelle nostre stanze, la finestra ha rappresentato l'unico contatto con il mondo esterno e rielaborando l'opera La condizione umana, del grande artista surrealista René Magritte, ho immaginato e dipinto una falena portatrice di sfortuna che arreca gravi disgrazie e morte nelle case in cui vola. Al di là della finestra c'è un occhio verde, verde come la speranza dei miei ricordi, la speranza di poter tornare liberi. Ho voluto esprimere la rabbia e tutta la mia tristezza per la libertà negata. È difficile trasmettere delle emozioni attraverso un semplice foglio dipinto, io ci ho provato e spero di esserci riuscita.                                                     

Vittoria Disabato

 


Il visibile porta tutto quel che è invisibile sulle sue spalle.

liberta Claudia Taratufolo 2c

 Claudia Taratufolo (classe 2C, a.s. 2019-2020, indirizzo Arti Figurative)  - Libertà -

 

 

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