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Raccontare una storia

 

Il 15 febbraio 2022, la giovane studentessa materana Maria Colucci, ha conseguito la Laurea magistrale in “Scienze Pedagogiche e servizi alla persona”, presso l’ Università Cattolica del Sacro Cuore, in Milano. Titolo della tesi: “ La città di Matera. Storia di una metamorfosi tra associazionismo culturale e istanze educative“.
Nella seconda parte dello scritto è stato analizzato il contributo e l’operato del Circolo Culturale “La Scaletta”.

Quello che segue è un abstract del suddetto lavoro.

La città di Matera ha raggiunto negli ultimi anni e con la candidatura ed elezione a Città Capitale Europea della Cultura 2019 una estesa notorietà, oltre ad aver suscitato il desiderio di conoscenza della stessa da parte di tutto il mondo.
Tale traguardo raggiunto ha incrementato la dimensione progettuale, il turismo, stimolando l’interesse e la cittadinanza attiva degli abitanti, degli enti culturali e del terzo settore. Alla luce di queste constatazioni è nata l’idea del mio lavoro di tesi: per il desiderio di raccontare una storia, quella della mia città, che da “vergogna” nazionale è diventata luce del Meridione.
Una grande bellezza che merita di essere raccontata e rivelata nelle sue potenzialità, attraverso una linea temporale che dal passato conduce al presente e si proietta nel futuro. Soprattutto, c’è un motivo personale di drammatica attualità poiché il periodo pandemico mi ha permesso di vivere a pieno Matera e di instaurare con essa un forte legame, sviluppando una chiave di lettura che avevo da sempre trascurato.
In particolare, il mio lavoro di tesi ha presentato una parte compilativa ed una sperimentale: la prima, ha permesso, e trasferisce, al lettore una ricostruzione storica degli avvenimenti compresi nel periodo tra l’Unificazione d’Italia e la Repubblica, congiuntamente all’introduzione del concetto di “questione meridionale” che ha permesso di avere una chiara consapevolezza del protagonismo della Lucania e della città dalla “dolente bellezza”, fin dai primi trent’anni del Novecento.
Matera infatti, era stata così definita da Carlo Levi, che nel 1945 - per primo - denunciò nazionalmente le condizioni che dominavano lo scenario lucano e materano attraverso la pubblicazione dell’opera Cristo si è fermato ad Eboli.
Grazie a tale denuncia, la città di Matera ha avuto la possibilità di ottenere l’attenzione politica, la prima grande Legge Speciale nel 1950 fino all’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco nel 1993.
Nella seconda parte del suddetto lavoro di tesi, proseguendo nella linea temporale, la città di Matera è stata analizzata nell’attualità del presente e nelle possibilità del futuro. In seguito ad un lavoro di interviste non strutturate, rivolte a coloro che hanno vissuto nei Sassi durante gli anni dello spopolamento e al fine di cogliere l’anima più pura degli antichi rioni, che ha reso straordinario quel periodo sopperendo alla sofferenza e alla povertà, ho analizzato il contributo e l’operato del Circolo culturale “La Scaletta”. Quest’ultimo rappresenta l’esperienza di un’amore forte e concreto verso la città reso possibile dalla implementazione di progetti ed iniziative culturali che ancora oggi promuovono e valorizzano il patrimonio artistico e culturale.
In particolare, nel mio lavoro ho riportato un’iniziativa recente, promossa e realizzata dal Circolo: una mostra fotografica ambientata negli Ipogei Motta come chiara testimonianza della direzione intrapresa da la Scaletta, ovvero la realizzazione del connubio tra la cultura e il sociale ai fini dell’esaltazione della bellezza dei luoghi attraverso l’arte.
Conseguentemente è emerso il grande potenziale di quest’ultima: essa permette sia un’esperienza estetica, che conduce il protagonista verso un percorso sensoriale e di sperimentazione, al raggiungimento e percezione della bellezza intesa nel senso più puro ed emozionale sia, attraverso il suo “essere” strumento di divulgazione, la conoscenza di dimensioni distanti, il dialogo e la comprensione dell’alterità e di ciò che lontanamente percepiamo simile a noi: permette l’inclusione, nel senso universale del termine.
In particolare, la mostra intitolata Afghana: Reportage dal centro di maternità di Emergency nella valle del Panjshir[1], racconta attraverso un itinerario fotografico una storia, avendo come protagoniste le donne ed uno tra i loro diritti: dare la vita.
La tematica è drammaticamente attuale poiché la presa di Kabul da parte dei talebani lo scorso 15 agosto ha avuto forti ripercussioni su tutta la popolazione ma soprattutto sulle donne, che hanno subito non solo il ridimensionamento e la limitazione del proprio ruolo, ma il totale annullamento della loro identità di genere.
Questa mostra racconta, rappresenta e trasferisce in modo diretto la bellezza del momento della maternità, prerogativa dell’essere donna, avvicina il soggetto che ne fa esperienza ad un differente stile culturale e rappresenta la speranza verso il riconoscimento di tutti i diritti delle donne, privati violentemente di una ragion d’essere.

 

Maria Colucci

(Dott.ssa in Scienze pedagogiche e Servizi alla persona)

 

[1] La mostra si è svolta dal 10 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022 presso gli Ipogei Motta siti in Gradinata di via San Bartolomeo, 46 - Matera.

 

afghana

Locandina mostra Afghana

 

 

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